Prologo fuori-classe. Plastica e simbolica pedagogica del metter mano al sé
Abstract
The paper introduces a research-intervention which traces the epistemic and methodological matrices to share them with a wider community and bring out the transformative dimension of educational action and training courses in prison. The proposed reflection is also an opportunity to orient to performative practices so that they mobilize the body as a space for Being, to reactivate its plastic and kinetic potential, and to rekindle the pedagogical tension of the Institutions that make it a living part and body of the educating community. What is presented is a reflection made through the concrete actions and documentation produced by the work crew – involved in the Poggioreale prison in a selection and training orientation experience – and by the two groups of inmates participating in the path. A material with which to redefine training in a pedagogical sense, also or above all in the prison context, so that it is a process of awakening the vital impulse through which to redefine oneself and the world and get to work guided by an aesthetic morality, trained to welcome another feeling necessary for an ever new/other /different sculpture of Self.
Riassunto: Lo scritto introduce ad una ricerca-intervento di cui si ripercorrono le matrici epistemiche e metodologiche per condividerle con una comunità più estesa e far emergere la dimensione trasformativa dell’agire educativo e dei percorsi formativi in carcere. La riflessione proposta è anche occasione per orientare alle pratiche performative perché mobilitino il corpo come spazio dell’Essere, per riattivarne le potenzialità plastiche e cinetiche, e perché si riaccenda la tensione pedagogica delle Istituzioni che le fa parte viva e corpo della comunità educante. Quella che si presenta è una riflessione fatta attraverso le azioni concrete e la documentazione prodotta dall’équipe di lavoro – coinvolta nel carcere di Poggioreale in una esperienza di selezione e orientamento formativo – e dai due gruppi di detenuti partecipanti al percorso. Materiale con cui risignificare in senso pedagogico la formazione, anche o soprattutto nel contesto carcerario, perché sia processo di risveglio dello slancio vitale attraverso cui risignificare se stessi e il mondo e mettersi all’opera guidati da una morale estetica, allenati ad accogliere un altro sentire necessario ad una sempre nuova/altra/differente scultura di Sé.
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