Call for papers per il Symposium “Educational Work and its Contradictions. Assumptions and Conditions for a Pedagogical Rethink” - Vol. XIII, n. 2, 2024 Editor: prof.ssa Cristina Palmieri Educational work has long been in the shadows. Today, however, it seems to be gaining new visibility. It is a destiny that unites it with other forms of care work and social work in general. And like these other types of work, the visibility given to it in these post-pandemic times is contradictory. After emphasising its indispensability in the face of its possible or actual absence - think, for example, of the impact of the closure of children's services or the constant opening up of communities - educational work seems to have become something to be avoided. Like other professions (not only care work), it is characterized by what has been called the “Great Resignation” (Kuzior, Kettler, Lukasz Rab, 2002; Baranes, Brown 2023) or, at any rate, by a kind of avoidance, a degradation. It becomes visible, therefore, through its lack of attractiveness: or at least this seems to be the main way in which it is reported in the media, but also within services, territories, schools. And so, paradoxically, it runs the risk of returning to an even darker shadow than the one that derives from the predictability that results from the everyday nature of its practices (Mortari, 2006; Bruzzone, in Iori, 2018). All this is happening at a historical and social moment in which, in our country, considerable achievements have been made in terms of normative recognition of the professionalism of socio-pedagogical educators (cf. L. 205/2017 and L. 65/2017; Calaprice, 2020), and other efforts are being made to protect the professionalism of educators already in service and those training to exercise this profession. What is happening? How can the contradiction in which educational work finds itself today be read from a pedagogical point of view? The question is extremely complex and calls into question various levels of discourse: from the political, to the professional, to the cultural. At stake are the conditions under which educational work is carried out, including economic and organisational conditions, but also its representation and therefore its "social value". At stake is the recognisability of educational work on the basis of characteristics that distinguish it from other care professions, but also its flexibility, its ability to make an essential contribution in very different situations, institutions, services and territories. How can we live with this complexity and create the conditions for a different vision of educational work? How to rethink it in the light of current needs, its epistemological foundations, its methodological orientations, its pragmatic potential, that is, action and intervention? How can educational work, in the face of a creeping flattening into custodial, performance-oriented demands, functional to the maintenance of a status quo or the containment of situations perceived as emergencies, be restored to a dignity that is not only professional but also cultural, capable of enhancing its emancipative, proactive function? On this basis, this call aims to encourage contributions of a theoretical, empirical or historical nature that reflect on the contradictions that educational work is currently experiencing and that propose perspectives for rethinking educational work itself, taking into account the epistemological, methodological and pragmatic dimensions that underpin it, in the context of a journal that promotes pedagogical reflection and discussion on the relationship between education and politics. Authors’ guidelines Proposals should be submitted in an attached Word document to the Journal’s Editorial Board (civitas.educationis@unisob.na.it) according to this format:
Submissions – which may be in Italian, English, French or Spanish – should be sent by January 30, 2024. The Editor of the Symposium will evaluate them in terms of their convergence on the aims of the call for papers and accepted submissions will be notified by February 22, 2024. The authors of the accepted submissions should send their full papers (max. 7500 words) through the OJS Platform of the journal by April 15, 2024, according to the instructions retrievable at https://universitypress.unisob.na.it/ojs/index.php/civitaseducationis/pages/view/proposte Submissions will be subject to a double blind review and the authors will receive the outcomes of the review process. Submissions that do not comply with the journal’s guidelines (https://universitypress.unisob.na.it/ojs/index.php/civitaseducationis/pages/view/norme) and the Template (https://universitypress.unisob.na.it/ojs/index.php/civitaseducationis/pages/view/proposte) will be subject to rejection without review. The issue of the journal will appear at the end of 2024.
Call for papers per il Symposium “Il lavoro educativo e le sue contraddizioni. Presupposti e condizioni per un ripensamento pedagogico” - Vol. XIII, n. 2, 2024. Editor: prof.ssa Cristina Palmieri Per molto tempo in ombra, oggi il lavoro educativo pare in qualche modo acquistare una nuova visibilità. È un destino che lo accomuna ad altri lavori di cura e in generale al lavoro sociale. E, come queste altre tipologie di lavoro, la visibilità che viene data in questi tempi post-pandemici è contraddittoria: dopo averne sottolineato l’indispensabilità a fronte di una sua possibile o effettiva assenza – si pensi per esempio all’impatto della chiusura dei servizi per l’infanzia oppure all’apertura costante delle comunità –, il lavoro educativo sembra essere diventato qualcosa da cui rifuggire, segnato, come altre professioni (non solo di cura) dal fenomeno chiamato Great Resignation (Kuzior, Kettler, Lukasz Rab, 2002; Baranes, Brown 2023) o comunque da una sorta di evitamento, di svilimento. Diviene visibile, dunque, per la sua poca attrattività: o, almeno, questa sembra essere la modalità prevalente attraverso la quale viene raccontato dai media ma anche all’interno dei servizi, dei territori, delle scuole. E così, paradossalmente, rischia di ritornare in un’ombra ancora più cupa di quella derivata dalla scontatezza dovuta alla quotidianità delle sue pratiche (Mortari, 2006; Bruzzone, in Iori, 2018). Tutto ciò accade in un momento storico e sociale in cui, nel nostro Paese, sono state ottenute notevoli conquiste sul piano del riconoscimento normativo della professionalità degli educatori socio-pedagogici e dei pedagogisti (cfr. L. 205/2017 e L. 65/2017; Calaprice, 2020), e altri sforzi si stanno compiendo per tutelare la professionalità degli educatori e delle educatrici già in servizio e di chi si sta formando per esercitare questa professione. Cosa sta succedendo? Come si può leggere dal punto di vista pedagogico la contraddizione in cui si trova il lavoro educativo oggi? La questione è estremamente complessa, interpellando diversi livelli di discorso: dal livello politico, a quello professionale, a quello culturale. Sono in gioco al tempo stesso le condizioni di esercizio del lavoro educativo, anche a livello economico e organizzativo, ma anche la sua rappresentazione e dunque il suo “valore sociale”; è in gioco la riconoscibilità del lavoro educativo sulla base di caratteristiche distintive rispetto ad altre professioni di cura, ma anche la sua flessibilità, la sua capacità di dare un contributo essenziale in situazioni, istituzioni, servizi e territori molto diversi tra loro. Come abitare questa complessità e come costruire le condizioni per una diversa visione del lavoro educativo? Come ripensarlo, alla luce delle esigenze attuali, nelle sue fondamenta epistemologiche, nei suoi orientamenti metodologici, nelle sue potenzialità pragmatiche, ovvero di azione e di intervento? Come restituire al lavoro educativo una dignità non solo professionale ma anche culturale, capace di valorizzarne la funzione emancipativa, propositiva, a fronte di uno strisciante appiattimento su richieste di tipo custodialistico, prestazionale, funzionali al mantenimento di uno status quo o di un contenimento di situazioni percepite come emergenziali? A partire da queste premesse, collocandosi in una rivista che promuove la riflessione e la discussione pedagogica sul legame fra educazione e politica, la call intende promuovere contributi, di taglio teoretico, empirico o storico, che riflettano sulle contraddizioni che il lavoro educativo sta attualmente attraversando e che propongano prospettive di ripensamento del lavoro educativo stesso, considerando le dimensioni epistemologiche, metodologiche e pragmatiche che lo fondano. Indicazioni per gli autori Gli interessati dovranno inviare la loro proposta via email al Comitato di Redazione (civitas.educationis@unisob.na.it), allegando un file in formato Word ove siano riportati:
Si accettano contributi in italiano, inglese, francese, spagnolo. La scadenza per la presentazione delle proposte è fissata per il 30 gennaio 2024. L’Editor del Symposium effettuerà una prima valutazione delle proposte, tenendo conto degli obiettivi della Call, entro il 22 febbraio 2024. Gli autori delle proposte selezionate dovranno inviare il loro contributo completo di max. 7500 parole (redatto nel rispetto delle norme redazionali), entro il 15 aprile 2024 utilizzando la procedura telematica descritta al seguente link: https://universitypress.unisob.na.it/ojs/index.php/civitaseducationis/pages/view/proposte In fase di sottomissione sarà necessario specificare che il contributo è presentato per il Symposium del n. 2/2024. Gli autori riceveranno successivamente comunicazione degli esiti della procedura di referaggio a doppio cieco e l’indicazione dei tempi entro i quali dovranno essere consegnate eventuali modifiche. Gli articoli che non rispettano le norme redazionali della Rivista (https://universitypress.unisob.na.it/ojs/index.php/civitaseducationis/pages/view/norme) e il Template (https://universitypress.unisob.na.it/ojs/index.php/civitaseducationis/pages/view/proposte) non saranno sottoposti a referaggio. Gli articoli che supereranno la procedura di referaggio a doppio cieco saranno pubblicati nel n. 2/2024. |