Towards an Etichs and Pedagogy of Disconfort: Insensitivity, Perplexity, and Education as Inclusion

Jose Medina

Abstract


Abstract: This paper argues that education as inclusion requires experiences of discomfort, which can only be attained through pedagogical interventions that disrupt people’s lives and interrupt their cognitive and affective habits. Educational interventions should be designed so that people are exposed (not in theory, but in their actual lives) to perspectives and ways of life radically different from their own, so that their own perspective becomes vulnerable and open to critical scrutiny. Following John Dewey and Jane Addams, the paper vindicates the crucial role of perplexity and discomfort in the expansion of one’s sensitivity, arguing that affective growth and
the expansion of one’s capacity for inclusivity require a process of self-estrangement or defamiliarization that calls into question the things taken for granted in one’s daily life and ordinary practices. According to the ethics and pedagogy of discomfort defended in this paper, the pillar of a social ethics that strives toward inclusion and
open-mindedness is to be found in experiences of discomfort where the familiar becomes unfamiliar or perplexing: these experiences are learning opportunities for ethical growth and the expansion of one’s social sensitivity.

Riassunto: Questo saggio argomenta che l’educazione in quanto inclusione richiede delle esperienze di disagio che si possono avere attraverso interventi pedagogici che sconvolgono le vite delle persone e ne interrompono gli abiti cognitivi e affettivi. Gli interventi pedagogici dovrebbero essere progettati in modo tale che le persone siano esposte (non in teoria ma nelle loro vite reali) a prospettive e modi di vita radicalmente differenti dai propri, sicché le loro prospettive divengano vulnerabili e aperte all’esame critico. Seguendo John Dewey e Jane Addams, il saggio sostiene il ruolo cruciale della perplessità e del disagio nell’espansione della propria sensibilità, argomentando che la crescita affettiva e l’espansione della propria capacità di inclusività richiedono un processo di auto-estraniamento o de-familiarizzazione che pone in questione le cose date per scontate nella propria vita quotidiana e nelle pratiche ordinarie. Secondo l’etica e la pedagogia del disagio perorata in questo contributo, il pilastro di un’etica sociale che mira all’inclusione e all’apertura mentale deve essere rintracciato in esperienze
di disagio in cui il familiare diviene non familiare o fonte di perplessità: queste esperienze sono opportunità di apprendimento per la crescita etica e l’espansione della propria sensibilità sociale.

Keywords


diversity; Jane Addams; John Dewey; open-mindedness; social ethics

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