Prevenire la violenza contro le donne attraverso l’educazione di genere. A partire dall’infanzia.
Abstract
Abstract
For centuries, the difference between genders has legitimised the concept of male superiority exercised in all fields and shapes. This supposed superiority has been internalised by women from very early childhood, through attitudes, behaviours, gestures, and words that were handed down from mother to daughter during education. Stereotypes are established through educational patterns, playful activities and linguistic-communicative constructs based on chauvinist logic that Elena Gianini Belotti had already effectively and lucidly denounced in 1973. Notwithstanding the undoubted achievements obtained by the feminist movement, the persistence of acts of violence towards women proves how such behaviour is a clear sign of the men’s stubborn and brutal resistance to abandon a position of material and symbolic dominance. With respect to these patterns, which are inevitably constructed at home first and then at school, pedagogy can only strengthen its commitment to counter gender stereotypes, renegotiating
and redesigning the logics and educational practices of gender relations.
Riassunto
Per secoli, la categoria della differenza rispetto ai generi ha rappresentato la legittimazione di una superiorità maschile esercitata in tutti i campi e in tutte le forme, quasi sempre ‘assorbita’, e quindi fatta propria dalle donne, a partire dalla primissima infanzia, attraverso atteggiamenti, comportamenti, gesti e parole che si tramandavano di madre in figlia proprio grazie alla pratica educativa. La costruzione di stereotipi è ‘passata’ attraverso modelli educativi, attività ludiche e costrutti linguistico-comunicativi basati su logiche maschiliste che già nel 1973 Elena Gianini Belotti aveva efficacemente e lucidamente denunciato. Nonostante le indubbie conquiste ottenute dal movimento delle donne, il permanere e, in alcuni casi, la recrudescenza di atti di violenza verso le donne rappresentano un’amara
conferma di come siffatti comportamenti siano il segnale evidente di una pervicace e brutale resistenza ad abbandonare, da parte maschile, una posizione di dominio materiale e simbolico. Atteggiamenti che inevitabilmente si costruiscono all’interno delle pareti domestiche – e poi scolastiche – rispetto ai quali la pedagogia non può che rafforzare l’impegno a contrastare gli stereotipi di genere, rinegoziando e progettando nuove logiche e pratiche educative di relazione intergenere.
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