Cosa resta del manicomio?

A 40 anni dalla morte di Franco Basaglia, in occasione della giornata mondiale per la salute mentale, il 10 ottobre, l’Unità di Ricerca sulle Topografie Sociali – URIT dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli pubblica il nono numero della rivista “Cartografie Sociali”, un volume monografico dedicato alla domanda “Cosa resta del manicomio?” proponendo “Riflessioni sul fascino indiscreto dell’internamento”, a cura di  Elena Cennini e Antonio Esposito. «La manicomialità» si legge nell’editoriale della rivista «intesa come ricorso a prassi di internamento definito sul binomio cura e custodia e/o sul presupposto di pericolosità, continua ad essere una possibilità del governo dei viventi, strutturando processi di nuova esclusione, emarginazione e sottrazione di diritti». Nelle 350 pagine del volume, attraverso saggi e racconti esperienziali di docenti, ricercatori, studiosi, esperti ed operatori del settore, si indaga il complesso universo della salute mentale in Italia, tracciandone una genealogia, indagando l’attuale stato dei servizi territoriali, verificando cosa è accaduto a fronte della crisi pandemica in atto. Emergono grandi difformità territoriali, difficoltà a dare piena attuazione ai principi sanciti dalla Legge 180, resistenze culturali e politiche a superare la cultura asilare. Tra le centinaia di migliaia di posti letto destinati ad anziani e persone con disabilità fisica e psichica o con dipendenze, e così pure nell’anomia di alcuni reparti psichiatrici ospedalieri, nel ricorso alla contenzione fisica e chimica, nella riduzione del TSO a mero strumento di ordine pubblico, nelle REMS che hanno sostituito gli OPG, ed anche nelle forme di stigmatizzazione ed esclusione che ancora colpiscono chi ha una sofferenza psichica e le loro famiglie,persistono, dispositivi, logiche e prassi che riproducono, metamorfizzato, il manicomio. Tuttavia, al contempo, resistono e crescono anche esperienze che mostrano la possibilità di definire una possibilità di cura e una prospettiva culturale diverse, capaci di perseguire gli obiettivi di cura e tutela dei diritti delle persone con sofferenza psichica, e la promozione di una cultura del riconoscimento delle differenze e dell’inclusione sociale, abitativa e lavorativa. Voci ed esperienze diverse (per formazione, età, saperi) costruiscono nell’intreccio dei diversi saggi un’analisi approfondita e interdisciplinare sulla salute mentale, proponendone la centralità politica. Questo numero di Cartografie sociali (dove trovano spazio anche gli studenti del Laboratorio di processi culturali e video-analisi di Scienze della Comunicazione del Suor Orsola Benincasa), traccia, si legge ancora nell’editoriale, «un reticolo di possibili sentieri ancora da esplorare, cammini ancora da compiere, assumendo la necessità (e la responsabilità) di scoprire e percorrere ancora strade impervie e faticose, soprattutto di continuare a porre il tema del manicomio, il suo superamento ma anche la sua metamorfizzazione, come questione centrale di un sapere che sia capace di prendere posizione».