Ogni vicenda di un migrante o rifugiato è diversa dalle altre. Eppure in comune hanno la c.d. connessione mobile la quale, assieme all’uso dei Social Network, negli ultimi decenni ha cambiato le migrazioni. Le nuove tecnologie, Internet e in particolare i Social Media, sono tra i riferimenti in cui i giovani attingono in parte le ragioni per lasciare il loro paese. Per alcuni di loro la motivazione può essere enfatizzata se non addirittura provocata dalla rete Internet e dai Social network. E’ ciò che succede a quei ragazzi che abitano affacciati sul Mediterraneo, in primis egiziani e albanesi che hanno abitudini simili ai ragazzi europei ed utilizzano Internet ed i Social in modo assiduo già nel paese d’origine. Accade così che nel far scorrere immagini in Social Network come Facebook o Instagram ci si imbatta in foto di vita in Italia postate dagli amici, parenti e coetanei connazionali. Queste immagini alimentano nel ragazzo il desiderio di partire per realizzare i propri sogni, costruendosi aspettative che una volta giunti in Italia si scontrano con una realtà diversa. Lo Smartphone risulta utilizzato per programmare le prime fasi del viaggio, per fissare i percorsi e le persone che possono aiutare a raggiungere i diversi luoghi di destinazione, piuttosto che per trovare asilo presso conoscenti o semplicemente connazionali durante le tappe del tortuoso cammino da intraprendere. I rifugiati si connettono ai Social Network anche per restare in contatto con gli altri migranti durante le fasi del viaggio. La connettività mobile fornisce informazioni salva-vita: la segnalazione della presenza di pericoli sul cammino, lo scoppio di conflitti sui territori o la semplice consultazione del meteo, orientano in tempo reale le scelte di chi emigra al fine di evitare imprevisti. La diffusione di informazioni errate fa sì che spesso i migranti prendano decisioni fatali per la loro incolumità. Poter comunicare e condividere dati, sia con chi è in viaggio sia con coloro che sono rifugiati in un paese, rappresenta un’occasione per migliorare le scelte e per generare indicazioni attendibili. Lo Smartphone, diverse volte viene impiegato come vero e proprio “navigatore” durante i viaggi di questi ragazzi. Il cellulare poi è, ovviamente, lo strumento maggiormente adottato per rassicurare i familiari a casa. Rappresenta quasi sempre l’unico legame con chi si è lasciato. Le tecnologie digitali hanno una funzione determinate per questi bambini-adolescenti anche quando da soli arrivano in Italia. L’accesso a Internet aiuta a mantenere, come già accennato, il contatto con la famiglia e con gli amici, a fare nuove conoscenze e a svagarsi, a muovere i primi passi nel percorso di inclusione nel paese di approdo. All’inizio i ragazzi migranti e rifugiati utilizzano Internet per raccogliere notizie su cosa succede nel proprio Paese d’origine. Giunti in Italia, grazie alle tecnologie digitali, riprendono i contatti con le persone a loro care. Questi soggetti, dunque, si rivolgono alla comunità di Internet per periodi sempre più lunghi. La “Rete” diventa anche una valvola di sfogo per attenuare stress, sofferenze e traumi. Stare sul Web può significare allontanamento dalle angosce e dai problemi della vita reale. Va segnalato che, dalla stragrande maggioranza delle ricerche condotte, risultano essere più indifesi durante la “navigazione” coloro che hanno poca autostima, che sono di sesso maschile e di giovane d’età. Ed i Minori stranieri non accompagnati sono soggetti particolarmente vulnerabili in “Rete”, poiché oltre tutto soli, non supportati dalla presenza di riferimenti adulti e senza relazioni radicate sul territorio. I ragazzi stranieri non accompagnati, ancora, sono di frequente portatori di aspettative irrealistiche che vorrebbero soddisfare, non solo di tipo economico; di una scarsa se non assente conoscenza della lingua e sono privi di competenze digitali adeguate: ed invero, circa il 20% dei Mnsa arrivato in Italia ha vissuto esperienze negative online. Vi è un altrettanto punto comunitario a queste esperienze che è opportuno segnalare: l’utilizzo di Internet in generale “per non pensare”; per non pensare ai traumi subiti durante il viaggio che qualvolta tornano alla memoria, per non pensare al futuro, al tempo che scorre, a cosa li aspetterà. Il tempo e il trascorrere di esso diventa un concetto importante quando è riferito alle “Rete”, poiché esso, nell’universo online, prende sembianze multiformi. Così nei momenti di svago online dei giovani migranti il tempo trascorre velocissimo e ogni pensiero si perde. Quest’ultimo fenomeno, il “non pensare”, come viene definito dai giovani migranti non accompagnati, è stato spiegato dallo psichiatra Federico Tonioni, il quale afferma che l’uso di Internet ha delle conseguenze sul c.d. pensiero lineare, ossia nel modo di procedere del nostro ragionamento in cui le argomentazioni si susseguono secondo una logica conseguenziale [1]. Da queste brevi osservazioni, emerge che Internet è un “fattore” nella vita dei Minori stranieri, sia in senso positivo, come occasione, sia come pericolosa incognita. Risulta quindi fondamentale fornire ai ragazzi e alle ragazze le conoscenze necessarie per utilizzare in modo consapevole le tecnologie. Per loro, talvolta, il mondo di Internet è una vera scoperta, ma questo li espone maggiormente rispetto agli altri coetanei. Le Istituzioni devono lavorare per rendere la “Rete” un luogo più sicuro per i bambini e gli adolescenti e per i giovani stranieri non accompagnati, favorendone l’accesso agli strumenti elettronici ed ai Social e, soprattutto, il loro uso appropriato, consapevole e non distorto. Ciò significa sviluppare nei giovani una comprensione critica dei “Media”, nonché una partecipazione attiva agli stessi. Diventa essenziale quindi promuovere azioni di informazione e di sensibilizzazione, anche nelle diverse lingue di origine, per mettere in guardia i minori stranieri non accompagnati sui rischi che corrono sul Web, così come rafforzare i canali di ascolto e di raccolta di segnalazioni da parte dei minori migranti circa i pericoli di adescamento sessuale o di sfruttamento che incontrano su Internet e anche gli interventi di contrasto a questi fenomeni, mediante la collaborazione tra le forze di polizia deputate nei diversi Paesi. Perché, oltre al fenomeno del “non pensare”, la rete internet (come le altre tecnologie) offre indubbiamente molti vantaggi per i ragazzi stranieri non accompagnati che si trovano in un nuovo Paese come l’Italia. Essa, infatti, soddisfa bisogni affettivi, di socialità e di integrazione. Consente di mantenere vivi i rapporti con la famiglia e con gli amici rimasti nel paese di origine, di fare nuove conoscenze online e soprattutto di svagarsi svolgendo una funzione di decompressione di esperienze estremamente pesanti. La “Rete” permette poi di potersi integrare nella nuova società ad esempio imparando una lingua o nella ricerca di un lavoro. Oltre al resto, per chi lo desidera, è un ottimo strumento anche per pianificare una nuova partenza verso altri Paesi europei. Quindi l'accesso a Internet e l'educazione a farne un uso sicuro devono essere garantiti in ogni struttura di accoglienza, con un'adeguata formazione degli operatori, affinché possano svolgere finanche questo ruolo di “guida telematica”. Percorsi virtuali in alcune Regioni italiane hanno riguardato proprio progetti di alfabetizzazione digitale rivolti ai Minori stranieri non accompagnati, attraverso l’attivazione di corsi di accompagnamento individualizzato rivolti a gruppi di Mnsa con il supporto di tutor e mediatrici culturali e linguistiche, finalizzati all’acquisizione e al perfezionamento di competenze informatiche di primo livello [2]. Altro esempio virtuoso il progetto “Pane e Internet”, promosso dalla regione Emilia-Romagna nell’ambito dell’Agenda Digitale Regionale, il quale si pone come fine lo sviluppo delle competenze digitali dei cittadini. Tale progetto ha permesso di attivare una rete di punti “Pane e Internet”, definiti punti PEI, nei diversi comuni della regione, con la collaborazione degli enti locali, delle biblioteche, delle scuole e delle associazioni, per fornire un’offerta stabile e continuativa ai cittadini di corsi, servizi di facilitazione digitale ed eventi di cultura digitale. In collaborazione con “Pane e Internet”, l’associazione “Informatici senza frontiere” ha deciso di avviare, nella regione Emilia Romagna, un progetto di alfabetizzazione digitale rivolto ai minori stranieri non accompagnati attivo fin dal 2017 [3]. In conclusione, la chance di assicurare a questi ragazzi l’uso delle tecnologie senza disfunzioni deve essere un obiettivo da perseguire con fermezza e impegno. Questa è appunto la strada da implementare per trasformare il Web da minaccia in risorsa, ricordando che la risoluzione del Parlamento europeo del 12 settembre 2013 afferma che “un minore non accompagnato è innanzitutto un bambino potenzialmente a rischio e che la protezione dei bambini, e non le politiche dell’immigrazione, deve essere il principio guida degli Stati membri e dell’Unione Europea a tal riguardo, rispettando il principio di base dell’interesse superiore del bambino…” Del resto, le raccomandazioni dell’ENOC sull’ambiente digitale vanno in questa precisa direzione. L’ENOC -European Network of Ombudspersons for Children, ha esortato il Consiglio d’Europa, la Commissione europea, gli Stati e i soggetti convolti a: realizzare i diritti dei minorenni in ambiente digitale, implementando pienamente la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e le Linee guida del Consiglio d’Europa CM/Rec (2018), attraverso lo sviluppo e l’attuazione di strategie e misure basate sui diritti, concepite per evolversi con gli sviluppi tecnologici; in conformità all’art. 4 della Convenzione di New York che stabilisce che siano adottate tutte le appropriate misure legislative, amministrative e di altro tipo; richiedere ai governi, alle imprese e alle industrie di rispettare e sostenere pienamente i diritti dei minorenni nell’ambiente digitale; assicurare che sia realizzato il diritto di bambini e ragazzi di avere voce in capitolo nelle azioni e nelle decisioni che li riguardano nell’ambiente digitale; garantire che tutte le persone di minore età abbiano accesso all’ambiente digitale senza discriminazione; tutelare la piena fruizione – da parte dei minorenni - di Internet, della tecnologia e dei social media, esenti da informazioni false, contenuti pregiudizievoli o tecnologie nocive; adottare tutte le misure necessarie per proteggere bambini e ragazzi da bullismo, violenza, sfruttamento ed abuso in ogni forma nell’ambiente digitale; riconoscere che il diritto dei minorenni all’istruzione è esteso all’ambiente digitale e sostenere lo sviluppo delle competenze digitali di bambini e ragazzi; sostenere i genitori e chi si prende cura dei minorenni nel loro ruolo di tutori dei diritti online, al fine di garantire che bambini e ragazzi possano beneficiare delle opportunità offerte dall’ambiente digitale, riducendo nel contempo i potenziali rischi; assicurare che i bambini, i ragazzi, i loro genitori o chi si prende cura di loro abbiano accesso a procedure “child-friendly” di reclamo e segnalazione (Position Statement on “Children’s Rights in the Digital Environment”Adopted by the 23rd ENOC General Assembly, 27th September 2019, Belfast) [4].
Fonti per questo articolo: [1] Tonioni Federico, Psicopatologia web-mediata. Dipendenza da Internet e nuovi fenomeni dissociativi, Springer Editore, 2013 Milano, pagg. 156 157 [2]<http://www.corrierecomunicazioni.it>digital-economy/minori-migranti-via-al-progetto-di-alfabetizzazione-digitale/> [3]<https://www.informaticisenzafrontiere.org/progetti/progetto-msna-minori-stranieri-non-accompagnati/> [4]<htpp://www.garanteinfanzia.org/news/minorenni-ambiente-digitale-e-migranti-le-dichiarazioni-enoc>
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