Devianza minorile a Napoli: la parziale efficacia della messa alla prova
Abstract
La devianza minorile in Campania è un fenomeno che presenta caratteristiche peculiari soprattutto perché si connota spesso in continuità con la criminalità organizzata degli adulti: i sistemi camorristici sono contenitori che a Napoli appaiono in grado di accogliere indifferentemente persone di varie età.
La sospensione del processo a carico del minore e la conseguente definizione di un programma di messa alla prova è uno degli strumenti che i Tribunali per i minorenni italiani hanno utilizzato sempre di più dalla sua introduzione con il Dpr 448/1988, in un’ottica riparativa e destigmatizzante del giovane reo. In caso di esito positivo del percorso di prova, infatti, il processo si conclude con la estinzione del reato e in media in ben 80 casi su 100 ciò effettivamente accade.
Questo corrisponde ad una virata in senso legale della vita del minore?Una ricerca del 2013 ha rilevato la recidiva del 22% dei minorenni sottoposti alla messa alla prova, un dato inferiore rispetto a quella registrata in caso di condanna o di perdono giudiziale.
La ricerca del centro ReS Incorrupta dell’Università Suor Orsola Benincasa, finanziata dalla Commissione parlamentare antimafia che in questo articolo si presenta, prova a far luce su questi aspetti relativamente ad un campione di minorenni sottoposti a messa alla prova dal Tribunale per i minorenni di Napoli. I dati rilevano che nel 41% del campione considerato di ragazzi sottoposti a detto provvedimento per reati “in odore di mafia” c’è stata una recidiva da adulti. Una percentuale dunque doppia rispetto al dato nazionale. La messa alla prova per ragazzi strutturati in percorsi di camorra, pertanto, appare essere uno strumento non efficace quanto dovrebbe.
Parole chiave: camorre, minorenni, recidiva
La sospensione del processo a carico del minore e la conseguente definizione di un programma di messa alla prova è uno degli strumenti che i Tribunali per i minorenni italiani hanno utilizzato sempre di più dalla sua introduzione con il Dpr 448/1988, in un’ottica riparativa e destigmatizzante del giovane reo. In caso di esito positivo del percorso di prova, infatti, il processo si conclude con la estinzione del reato e in media in ben 80 casi su 100 ciò effettivamente accade.
Questo corrisponde ad una virata in senso legale della vita del minore?Una ricerca del 2013 ha rilevato la recidiva del 22% dei minorenni sottoposti alla messa alla prova, un dato inferiore rispetto a quella registrata in caso di condanna o di perdono giudiziale.
La ricerca del centro ReS Incorrupta dell’Università Suor Orsola Benincasa, finanziata dalla Commissione parlamentare antimafia che in questo articolo si presenta, prova a far luce su questi aspetti relativamente ad un campione di minorenni sottoposti a messa alla prova dal Tribunale per i minorenni di Napoli. I dati rilevano che nel 41% del campione considerato di ragazzi sottoposti a detto provvedimento per reati “in odore di mafia” c’è stata una recidiva da adulti. Una percentuale dunque doppia rispetto al dato nazionale. La messa alla prova per ragazzi strutturati in percorsi di camorra, pertanto, appare essere uno strumento non efficace quanto dovrebbe.
Parole chiave: camorre, minorenni, recidiva
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ISSN: 2281-3241 (on line); 2037-5867 (press)
Registro Stampa presso il Tribunale di Napoli, n. 26 del 29.04.2021
R.G. n. 3527/21