Prolegomena all’edizione critica della traduzione latina di Niccolò da Reggio del De hirudinibus, revulsione, incisione et scarificatione

Silvia Fusco

Abstract


Dal sec. XI in Occidente riprendono le traduzioni latine dei medici greci, e soprattutto di Galeno, a partire dall’opera traduttoria di Costantino l’Africano. Dal XIII sec., soprattutto le traduzioni di Costantino e di Gerardo da Cremona hanno notevole circolazione, attraverso l’Articella, la raccolta di testi medici formatasi nella Scuola Medica Salernitana e adottata poi dalle università medievali per gli studi di base, e il Nuovo Galeno, una raccolta variabile e ampia di opere di Galeno utilizzata per studi universitari più avanzati. Nel XIII secolo anche Niccolò Deoprepio, detto Niccolò da Reggio (NdRC), si dedicherà alla traduzione in latino, soprattutto di Galeno e Ippocrate.
In questo articolo vengono esposte e analizzate le caratteristiche e i contenuti di uno dei trattati di medicina tradotti in latino da Niccolò, il De hirudinibus, revulsione, incisione et scarificatione, un raccolta di diversi capitoli non continui di Oribasio, che ha una tradizione manoscritta greca da cui Niccolò dipende. L’opera ha uno scarso impatto: è tramandata per intero da un solo ms., mentre altri due contengono solo il primo capitolo; è poi stampata nell’edizione di Bonardo. Tuttavia, il De hirudinibus. espone una serie di pratiche terapeutiche molto diffuse già nel mondo antico e poi nel Medioevo, e ciò mette in luce il suo significativo valore documentario.

Parole chiave: medicina, traduzioni, NdRC


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ISSN: 2281-3241 (on line); 2037-5867 (press)

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