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Ovviamente, non saremmo potuti partire che da Sud.
Partire, appunto, perché - come ci sforziamo di mostrare nelle pagine di questo numero - il Sud non può che essere un punto di partenza, o forse, di ri-partenza. Lungi dal costituire un "oggetto" di studio a sé stante, un campo i cui confini siano definiti a priori e una volta per tutte dalla tradizione "meridionalista" (anche quella migliore), il Sud è, per noi, soprattutto un "passaggio": pòros, luogo che assorbe e restituisce; superficie continuamente permeata dalle trasformazioni all'opera nel mondo globalizzato, che al mondo rinvia immagini in continua trasformazione.
I discorsi contano per il Sud almeno quanto il suo sfruttamento materiale: la messa in parentesi di norme giuridiche e principi generali della politica sul suo territorio, sono tutt'oggi resi possibili da un vociare assordante e ininterrotto sulla sua irriducibile "specificità", attribuita - non necessariamente in sequenza storico-temporale definita né in alternativa - all'atavismo biologico-caratteriale (secondo una tradizione positivista che sembra godere oggi di un certo rispolvero) o al ritardo culturale della sua gente (dal "familismo amorale" alla civicness lack della politologia anglosassone).
In effetti, l'esclusiva attribuzione della responsabilità di fenomeni storico-sociali o politico-economici determinati a caratteri intrinseci delle popolazioni meridionali sembra essere tranquillamente accettata nell'opinione pubblica corrente; assai più, per esempio, di quanto negli Stati Uniti contemporanei possano essere accettati analoghi riferimenti politically uncorrect alla popolazione afroamericana e alle sue condizioni di vita.
Orientalism in one country, orientalismo interno, aveva plasticamente definito il fenomeno Jane Schneider già diversi anni fa [Schneider 1999], illustrandone acutamente la parentela con quei dispositivi discorsivi d'accompagnamento del dominio politico-economico individuati da Edward Said [1998] per l'età coloniale europea.
Siamo convinti che la fitta trama di parole sul Sud meriti di essere esplorata ancor oggi.
Dalle radici delle pratiche discorsive che hanno prodotto gli stereotipi sul Meridione - quindi, riprendendo i testi di Niceforo - al terremoto di Messina, a quelli di Napoli (1980) e L'Aquila (2009), passando per le trivellazioni in Basilicata e in Irpinia, in questo numero di Cartografie Sociali si prova a decostruire l'apparato di narrazione che accompagna il governo delle Regioni del Sud.
Sommario
Ulteriori informazioni
Collana | Cartografie sociali |
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Titolo | Vol 1, N° 1 (2016) - Passaggio a Sud. Patrimoni, territori, economie |
ISBN | 978-88-5753-550-0 |
Pagine | 408 |
Anno di pubblicazione | 2016 |